Le Fanove, Castellana Grotte
11 gennaio di tutti gli anni
L’11 gennaio il secolare appuntamento con i falò. Da 315 anni la città delle grotte ricorda con le gigantesche cataste di legna il miracolo del 1691.
La devozione popolare si intreccia con il folclore.
La sera dell’11 gennaio e per tutta la notte, 61 falò arderanno negli angoli del centro storico, del centro abitato e nelle campagne del territorio castellanese. La notte delle cosiddette “fanove”, illumina e scalda la città delle grotte da 315 anni.
Era l’11 gennaio del 1691.
La peste bubbonica avanzava e in poche settimane in Castellana si contavano già le prime vittime.
Due sacerdoti, mentre pregavano incessantemente Dio e la Vergine nella notte tra l’11 e il 12 gennaio, ebbero simultaneamente un’ispirazione: la Madonna della Vetrana avrebbe liberato Castellana dalla peste. Il 12 gennaio il miracolo: si vide la peste “camminare più avanti” (abbandonare l’abitato) e molte persone guarire dopo l’applicazione dell’olio miracoloso della lampada.
L’evento prodigioso della preservazione del popolo castellanese dal morbo, fu attribuito all’olio della lampada votiva che ardeva davanti all’immagine sacra della Vergine venerata in un’antica chiesetta nelle adiacenze dell’attuale Santuario Maria SS. della Vetrana (il termine è la corruzione di “veterana”, proprio a testimonianza di un antico culto preesistente).
A risparmiare la comunità dal terribile flagello, perciò, si riconobbe l’intercessione della Madonna della Vetrana. Il fatto è documentato anche da schede notarili.
Per evitare l’incedere del contagio, si dette fuoco a tutto ciò che era stato in contatto con il morbo.
I falò assolvono perciò a una duplice funzione: rievocano le suppellettili bruciate in occasione della liberazione dalla peste, ardono in segno di festa ed esultanza.
I festeggiamenti religiosi proseguono il 12 gennaio con la festa patronale in onore della Patrona Maria SS. della Vetrana.
Legata al culto mariano è anche la “diana”. Un folto gruppo di cittadini e devoti, accompagnati dalla banda cittadina che esegue una marcia lenta (detta appunto Diana), compie qualche notte prima dell’11 gennaio il “giro per i frantoi oleari” per rievocare la raccolta dell’olio utile ad alimentare la lampada benedetta.
Le maestose cataste di legna sono realizzate da privati cittadini, associazioni, gruppi, comitati, enti (partecipano anche a un concorso: la mattina dell’11 gennaio, quando sono ancora spenti, un comitato ne esamina la realizzazione).
Ma quella delle fanove rimane soprattutto una festa popolare. Alte decine di metri, richiamano ogni anno migliaia di turisti. La gente che affolla le strade intona il canto mariano Tu sei del popolo letizia e pace. E intorno a ogni fanova si improvvisano musiche e danze popolari, mentre i castellanesi offrono a chiunque si unisca a loro per festeggiare, tipiche golosità contadine: ceci e fave abbrustolite, taralli, frittelle, vino, bruschette e friselle condite con olio rigorosamente extravergine d’oliva e “pomodori appesi”.